Estratti da Risguardi: librerie senza confini

Di seguito due estratti dalle interviste, a cura di Giorgio Gizzi, ad altrettante “librerie senza confini”: Booklet Le Torri di Roma, aperta nel 2018 a Roma nel quartiere di Tor Bella Monaca, e Nutrimenti Bookshop nata nel 2014 a Procida.

booklet le torri

Il Booklet Le Torri è stato aperto nel 2018 in un quartiere di Roma, Tor Bella Monaca, spesso citato suo malgrado per i fatti di cronaca, con una fortissima concentrazione di case popolari: nella capitale risulta essere il quartiere con la maggiore incidenza di patrimonio pubblico, del Comune e dell’Ater, un’azienda della Regione Lazio.

Un quartiere – come spiegava bene su «Internazionale» Christian Raimo nell’agosto del 2021 – che risulta essere il più pubblico d’Italia, seguito in questa particolare classifica da altre zone, considerate ugualmente difficili, come lo Zen di Palermo e il romano San Basilio. Decidere di aprire una libreria a Tor Bella Monaca significava intraprendere un’attività economica in un quartiere non abbiente – il 41% delle famiglie vive in povertà assoluta contro una media nazionale intorno al 7% – dove lo spaccio di stupefacenti è un’attività molto praticata. Alessandra Laterza ne era consapevole, ma forte dell’appoggio garantitole dalla sua amica e socia Elisa Costanzo, una giornalista RAI, lo ha fatto ugualmente. Poi è successo l’imprevedibile: Costanzo muore, di malattia, a soli 41 anni, senza mai vedere aperta la loro libreria. Così Alessandra Laterza resta sola. Quella che segue è un’intervista ad una libraia coraggiosa, cinque anni dopo l’apertura, con tanta consapevolezza in più di cosa significhi fare questo mestiere, fuori dalla retorica.

Alessandra, se non sbaglio, tu non risiedi neppure a Tor Bella Monaca: perché decideste con Elisa di aprire proprio lì?

Vivo a San Cesareo, un comune della cintura metropolitana di Roma, ma frequentavo per ragioni familiari sin da piccola Tor Bella Monaca: posso dire di averla vista crescere e cambiare; di aver visto costruire anche il centro commerciale dove poi avrei aperto la libreria. Ero consapevole, come Elisa del resto che ci abitava, delle difficoltà che avrei trovato, ma ero molto legata alle storie che mi raccontavano le persone che vi andavo conoscendo. Mi appassionavo ai loro racconti, soprattutto quelli delle donne. Sentivo spesso pronunciare da loro la parola ‘riscatto’: lo volevano per loro stesse, ma soprattutto per i loro figli. Nel quadrante di Roma Est c’è un solo liceo, uno scientifico, l’Edoardo Amaldi: 280mila abitanti ed un solo istituto a cui sono iscritti circa 1.800 studenti. Ed in quello stesso quadrante che comprende la Tuscolana e Centocelle c’erano sì delle librerie, ma distanti da Tor Bella Monaca, troppo distanti per essere dei punti di riferimento per le persone del quartiere che non lo lasciano quasi mai. Mi sono tuttavia dovuta rendere presto conto che vendere libri a Tor Bella Monaca era un po’ come vendere ghiaccio in Alaska… Io venivo dalla mia esperienza lavorativa precedente di educatrice in un asilo nido e quando finalmente aprii, suggerivo alle lettrici che cominciarono a frequentare la libreria di leggere la sera un albo illustrato, una piccola fiaba ai loro figli, per avvicinarli al piacere di ascoltare storie, a quegli oggetti magici che le contengono. C’era sempre quella parola ‘riscatto’ a uscire fuori dalle loro bocche. Mi accorsi presto però che c’era un problema e forte: quelle donne non sapevano leggere bene. Così fu naturale organizzare un corso di lettura per le mamme e poi cercare di creare una comunità intorno alla libreria.

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I pochi manuali esistenti dedicati alla gestione di una libreria sono molto sicuri nell’indicare in ventimila abitanti il bacino minimo d’utenti potenziali che un’impresa di quel tipo dovrebbe avere per godere di una discreta possibilità di riuscire, considerando gli indici di lettura nel nostro Paese e forse sottostimando – quei manuali hanno qualche anno sulle spalle – le dimensioni degli acquisti on line. Stupisce dunque che una libreria possa vivere (e sopravvivere) in un posto in cui per molti mesi all’anno gli abitanti sono appena 11mila.

nutrimenti bookshop

Per questo ed altri motivi l’esperimento tentato (e ben riuscito) della libreria Nutrimenti merita molta attenzione. A Procida, prima del maggio del 2014, se si eccettua una cartolibreria che tratta da sempre prevalentemente libri scolastici, una libreria in stretto senso non s’era mai vista. Ed è servita della fantasia per immaginarla e del talento per condurla, anche se l’isola è fra le più “letterarie” del nostro panorama.
Da allora i procidani – ed i turisti che nei mesi estivi quadruplicano la popolazione dell’isola è una delle caratteristiche che consentono alla Nutrimenti di metter radici profonde – una libreria ce l’hanno: 100 mq. Disposti su due piani, equamente divisi, nel cuore di Marina Grande.
A gestirla Natalia Ambrosino, nata proprio su un’isola, che ha lasciato solo per l’Università a Napoli e per un master ad Ercolano: racconta che quando Andrea Palombi la chiamò dopo un primo colloquio conoscitivo, lavorava come receptionist in un albergo, ma sentì subito che quel lavoro era importante perché le avrebbe permesso di restare sulla sua isola. Noi possiamo immaginare e fantasticare a lungo a proposito della vita su un’isola minore, più difficile comprendere a pieno il concetto di insularità. Se ‘nessun uomo è un’isola’ come disse John Donne in un celeberrimo sermone, ogni isola, remota o prossima che sia, si tiene stretti i suoi nativi.

Com’è Natalia vivere su un’isola?

Per me è una dimensione ormai naturale, che ho sempre respirato. A differenza di ciò che può accadere in un posto come Ventotene, l’isola dell’arcipelago delle Ponziane usata durante il periodo fascista come luogo di confino per gli oppositori, a Procida quasi non sembra di essere su un’isola. Almeno non a me. Sei realmente isolato, a causa del mare in burrasca, solo per pochi giorni l’anno, quando vengono sospesi i traghetti. Alcune cose a Procida non ci sono è vero, ma io non potrei dire che “mancano”: un centro commerciale in piena regola, un teatro stabile; il cinema è ormai aperto con discontinuità, sempre più di rado e la programmazione non sta al passo con tempestività alle nuove uscite (il Covid ha colpito duramente la sala). Chi viene da fuori e si stabilisce qui accusa queste limitazioni: noi procidani ci siamo abituati. Trovo perfino confortevoli i ritmi che sono più lenti che non sulla terraferma, anche se negli ultimi anni il traffico – ed è un vero problema – è aumentato tantissimo; e pensare che in soli trenta minuti si raggiungono i due capi dell’isola…

Gli articoli completi li trovate all’interno di Risguardi.

Dalla rubrica Librerie senza confini:
Libreria Centofiori, Milano
Intervista a Vittorio Graziani
Gogol&Company, Milano
Intervista a Danilo Dajelli
SpazioSette, Roma
di Pietro Piperno (Libreria Ubik Spazio Sette)

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