Estratti da Risguardi: librerie senza confini a Milano

Di seguito due estratti dalle interviste, a cura di Livia Del Pino, ad altrettanti librai di due “librerie senza confini” di Milano: Vittorio Graziani della Libreria Centofiori e Danilo Dajelli di Gogol&Company.

Racconta la Centofiori in breve.

La Centofiori può contare su un mix di esperienze, sia dei librai che dei soci di capitale. In libreria lavoriamo io, Ilaria e Veronica. Io ho alle spalle il lavoro in casa editrice, in librerie di catena come Fnac e Feltrinelli e, naturalmente, nella libreria indipendente. Ilaria, ha solo trentatré anni e si è formata in Feltrinelli, Giunti, Hoepli e Verso. Veronica vanta una conoscenza profonda del lavoro di libreria indipendente. Fondamentale anche l’apporto dei soci di capitale: i Garavoglia contribuiscono dal punto di vista amministrativo, Nutrimenti editoriale e Fabio Masi con l’esperienza maturata nelle librerie aperte precedentemente.
La Nuova Centofiori, che è nata dopo il cambio di gestione nel 2018, in qualche maniera è già maturata, conta quindi su un mix che al momento definirei positivo.

Positivo intendi dal punto di vista del rapporto con il lettore o dal punto di vista della gestione?

Da entrambi i punti di vista, direi. Il rapporto con il lettore, che si misura anche leggendo i numeri, è migliorato in modo consistente: più ingressi e più scontrini emessi. Questo perché abbiamo consolidato i rapporti preesistenti, creandone però anche di nuovi: alla festa Centofiori sono state invitate moltissime persone. Per quel che riguarda la gestione, è cambiata poiché, come dicevo, ci siamo avvalsi dell’esperienza di chi ha lavorato in librerie di catena.

Quindi a livello concreto cosa ha portato l’esperienza di catena in Centofiori, libreria indipendente?

Dalle catene abbiamo mutuato moltissime modalità. La prima, forse la più importante, quella della comunicazione passiva, tipica della Feltrinelli e in parte anche della Fnac. Delle Feltrinelli ho sempre amato la libertà che lasciano al cliente, quella di curiosare e ambientarsi tra gli scaffali senza bisogno del libraio: penso sia uno dei valori aggiunti della catena. Non volevo fare mia quella modalità di molte indipendenti che costringono il cliente, all’entrata, ad avere un immediato rapporto dialettico con il libraio, poiché si tratta di un rapporto che può crearsi anche passivamente: bastano il bollino “Consigliato da Vittorio” o semplicemente l’indicazione sulla tipologia di libri collocati sugli scaffali.
Un’altra cosa importante che ho imparato dalla catena è quella di interpretare i dati in maniera dinamica e libraria; in Centofiori la prima cosa che ho fatto è stata cercare di avvalermi di questa esperienza interpretativa dei numeri.
Mentre una cosa nuova che ho imparato in questa libreria è stata quella della comunicazione esterna: comunicare il marchio Centofiori. Qui, riguardo a questo tipo di comunicazione, ho libertà totale.

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Racconta Gogol & Company in breve.

Gogol si racconta in primo luogo spiegando l’opportunità che offriamo a chi entra nella nostra libreria: quella di fermarsi e passare parte del suo tempo qui da noi. Abbiamo aperto nel 2010 con il proposito di soddisfare un bisogno allora sopito, quello della permanenza, della necessità di un luogo che permettesse alle persone di sostare. Non siamo stati i primi, certamente, ma le esperienze di allora si erano esaurite in fretta, digerite ed espulse velocemente da Milano.
Quando avevamo sedici anni e bigiavamo la scuola non avevamo un posto dove andare: non esisteva ancora una Feltrinelli che potesse accoglierci con libri e caffè. Andavamo così al biliardo, nei baracci, alla Rinascente. Ecco: con Gogol volevamo creare una libreria dove si potesse consultare una Lonely Planet bevendo un caffè o una birra senza che nessuno ti rompesse i coglioni. Il senso era quello di bloccare da noi il fruitore, l’ospite, e in quel modo permetterci di fare il nostro.
Pensammo poi ad uno spazio definito da codici immediatamente intuibili. L’idea era quella di un codice estetico comune per musica, arredo, abbigliamento del personale: un codice in cui, inevitabilmente, si sarebbe identificato il frequentatore del nostro spazio. Ci piaceva poi l’idea di un ambiente sempre molto ben curato, con un altissimo grado di pulizia. Ho sempre odiato le librerie confusionarie e sporche. Per me quello di regalare ai nostri ospiti dei “libri puliti in ambienti puliti” è sempre stato un mantra che ho ripetuto a me stesso e a tutte le persone che ho formato da Gogol: il piumino da spolvero è diventato quasi un simbolo di questo posto ed è anche uno strumento utile per orientarsi tra i settori, per conoscere i libri e lo spazio che occupano senza bisogno degli algoritmi e del computer.

Spolverare come strumento di esplorazione dei cataloghi?

Certamente, spolverare: lo consiglia più e più volte Romano Montroni ne Il mestiere del libraio. Anche se abbiamo vissuto vite profondamente differenti e messo in pratica due approcci al mestiere di libraio diametralmente opposti, Montroni mi ha insegnato moltissimo; sono state davvero importanti, con lui, le occasioni di incontro e il suo libro è tra quelli fondamentali: dentro c’è il grande sapere (fra cui l’uso dello swiffer).

Quando qualcuno entra in Gogol, cosa trova?

Trova la possibilità di sostare: la caratteristica di offrire permanenza ha trasformato Gogol in una specie di animale vivente, consapevole, conscio dei suoi ritmi. Si è creata spontaneamente una dimensione che ha permesso alla comunità di riconoscersi subito all’interno di questo spazio. Certo, capita anche che qualcuno si senta respinto dalle sue caratteristiche principali: entri e senti della musica punk sparata ad alto volume, non proprio l’atmosfera che ti aspetteresti in una libreria.
Chi viene da noi può contare sempre sul nostro saluto: siamo naturalmente portati ad accogliere le persone che entrano, ed è subito chiaro che da qui l’esperienza non può essere di quelle totalmente anonime, perché da Gogol non ci si nasconde. Vieni accolto e poi lasciato libero di perderti fra gli scaffali, ma prima vieni salutato, individuato; ok, adesso sei qui da noi, benvenuto a casa nostra. Esistono poi due o tre caratteristiche che permettono alla persona in qualche modo di autogestirsi, come le poltrone vuote, non subito visibili, dove ti puoi accomodare, puoi prendere un libro e sfogliarlo.

Gli articoli completi li trovate all’interno di Risguardi.

Dalla rubrica Librerie senza confini:
Nutrimenti Bookshop, Procida
Intervista a cura di Giorgio Gizzi
Booklet Le Torri, Roma
Intervista a cura di Giorgio Gizzi
SpazioSette, Roma
di Pietro Piperno (Libreria Ubik Spazio Sette)

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